domenica 6 dicembre 2009

COP15

CONFERENZA MONDIALE ONU
(COP15)
SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO
7/18 dicembre 2009, Copenaghen

Conferenza Mondiale ONU (COP15) sul cambiamento climatico: non soltanto ambiente

Il cambiamento climatico è una delle sfide moderne che l’umanità deve affrontare; non conosce confini, tutti ne siamo coinvolti e potenzialmente colpiti. Nella sola Europa, dal 1998 al 2007 si sono verificati circa il 68% in più di eventi catastrofici causati dal cambiamento climatico rispetto agli anni ’80; le conseguenze si sono manifestate palesemente in molteplici settori quali l’economia (il 95% delle perdite dagli anni ’80 è causato da disastri climatici), la salute, la biodiversità, l’agricoltura, la qualità delle risorse idriche, le zone costiere, le risorse marine, la pesca, il turismo, l’offerta e la domanda di energia, le infrastrutture, la gestione delle terre, la pace e la sicurezza globale.

La Conferenza Mondiale ONU (COP15) sul cambiamento climatico, che si terrà a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre prossimo, ha pertanto due parole d’ordine: adattamento e mitigazione.
Charles Darwin affermava che solo le specie capaci di adattarsi al cambiamento sarebbero riuscite a sopravvivere. La prima parola d’ordine rimanda a tale intuizione e sottintende la necessità di approvare politiche di adattamento per affrontare le attuali sfide causate dal cambiamento climatico investendo nel campo dell’eco-innovazione, dell’architettura e della mobilità sostenibile. Sono soprattutto le città, dove vive circa l’80% dei cittadini europei, i luoghi nei quali dover implementare tali politiche, a volte concretizzabili in semplici accorgimenti (una superficie di 100m2 di alberi riduce la temperatura di circa 1°C nell’area circostante).
La seconda parola chiave invece rimanda ad una serie di misure atte a ridurre le emissioni di CO2 e di gas serra. Se la prima strategia non attribuisce specificamente un ruolo attivo dell’uomo come causa del surriscaldamento globale e quindi del cambiamento climatico, qui invece si cambia prospettiva; si tende ad imputare alle azioni umane una responsabilità rilevante e si cerca di limitare o ridurre le azioni umane a forte impatto ambientale.
Tuttavia, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici non dovrebbero essere considerate come attività distinte, l'una alternativa all'altra, ma piuttosto rimanderebbero ad una serie combinata di azioni inserite in una strategia globale che presupporrebbe una complessa, ma coordinata interazione tra i processi ambientali, economici, politici, istituzionali, sociali e tecnologici.

Numerosi sono i costi e le incognite della lotta al cambiamento climatico, ma altrettanto consistenti (ed allettanti) sono le opportunità di crescita, di investimento e di sviluppo.
A tal proposito, l’ultimo evento al quale ho partecipato, “Copenhagen Key to Climate Investing”, presieduto da SAR il Principe Frederik di Danimarca ed il Primo Ministro Lars Lokke Rasmussen, promuoveva il ruolo degli investimenti privati nella lotta al cambiamento climatico. Il passaggio verso un’economia mondiale caratterizzata da basse emissioni di CO2 dipende, non da ultimo, dal capitale privato. Dall’accordo di Copenaghen dovrebbe infatti scaturire un nuovo e credibile quadro politico internazionale che garantirà una partecipazione costruttiva degli investitori privati nella lotta al cambiamento climatico. Ciò, dovrebbe essere poi implementato nei diversi contesti nazionali al fine di offrire una concreta opportunità d’investimento e di business. In tale ottica, il COP15 non sarà solamente un’occasione per chiedere sforzi e sacrifici alle potenze mondiali, ma si garantiranno nuove ed appetibili opportunità di crescita e sviluppo (sostenibile).

All’umanità viene ora chiesto di scegliere. Si è di fronte ad un bivio, ad un’opzione di “path dependance”. A noi l’ardua scelta.

ARTICOLO pubblicato su "IL PONTE", rivista della comunità italiana in Danimarca.

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