martedì 1 settembre 2009

Il principio di non-refoulement

Torno in Italia e sulle prime pagine di tutti i giornali si parla del respingimento di un gommone sul quale sono stipati circa 75 clandestini, ora al largo delle coste libiche.
Maroni si difende. Nei CIE ci sono proteste. La Commissione chiede informazioni. Beeeene!
Dunque, tanto per chiarire la situazione, quando si parla di immigrazione l'Italia, o qualsiasi altro Paese, non può contare solo sulle sue forze per risolvere il prblema. Quindi le organizzazioni internazionali sono essenziali. E quindi il ruolo che può svolgere l'UE è anche in questo caso vitale. Tuttavia l'operato dell'Unione nell'affrontare il problema è molto dibattuto. FRONTEX è nel mirino.
Ad ogni modo, per un primo approccio al tema immigrazione-ruolo UE rimando a questo link.
Le condizioni da soddisfare per ottenere la concessione dello status di rifugiato o di beneficiario di protezione internazionale sono previste dalla Direttiva 2004/83/CE.
Il principio di non-refoulement (non respingimento), così come è interpretato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, significa essenzialmente che gli Stati devono astenersi dal respingere una persona (direttamente o indirettamente) laddove potrebbe correre un rischio reale di essere sottoposta a tortura o a pene o trattamenti inumani o degradanti.
Ora, mettersi nei panni degli altri a volte è molto utile. Per di più comprendere ancora una volta che l'Italia da sola non può fare quello che vuole (causa vincoli internazionali/comunitari) è cosa buona e giusta e dovrebbe evitare affermazioni del tipo "chiudiamo le frontiere!". Inoltre, per una certa forma di snobbismo societario, certi lavori gli italiani non sono più disposti a farli e dunque si chiede aiuto all'immigrato.
Detto ciò, leggo con piacere che ieri è stata siglata un'intesa per avere collaborazione dai Comuni sulle dichiarazioni di «emersione dal lavoro irregolare». Lo hanno firmato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, e il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino.
Questo è il giusto modo di operare! Ecco perchè:
1) permetterà all’extracomunitario irregolare (che lavora!) di stare sul territorio italiano senza sanzioni;
2) si ridurrà il lavoro in nero, gli interessati infatti dovranno compilare una "domanda di emersione del lavoro irregolare";
3) nelle casse dello Stato entreranno un bel pò di quattrini (dato che le domande di regolarizzazione potranno essere inviate previo pagamento di un contributo di 500 € per ciascun lavoratore da parte del datore di lavoro);
4) è un classico esempio di MLG (multi-level governance) e sussidiarietà: una rete di «welfare di vicinato» in grado di arrivare più vicino agli interessati grazie alla collaborazione di diverse istituzioni e all'interazione con la società civile.
Ottimo!

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